Dalla fusione di castelli e ville nasce Mombaroccio
Mombaroccio, circondato da robuste mura scarpate erette a protezione dell’antico castello offre una spettacolare vista che spazia da Ancona a Rimini, fino a San Marino.
Tra le bellezze da visitare a Mombaroccio ci sono il Museo della Civiltà Contadina, allestito nei sotterranei cinquecenteschi dell’ex Convento dei Frati Girolomini; il Museo d’Arte Sacra, nella sagrestia della Chiesa di San Marco (sec. XIV) e la mostra del ricamo, allestita nella “Galleria della Torre”.
Da non perdere il Convento francescano duecentesco del Beato Sante, rimaneggiato dall’architetto Girolamo Genga nel corso del Cinquecento, è circondato da un bosco di castagni, roveri e lecci, nella splendida cornice del monte della Mattera. Mombaroccio nasce nel XIII secolo e fin dalla sua origine dipende dalla città di Pesaro, all’epoca governata dai Malatesta. Nel 1543 c’è la decisione ducale di liberare la comunità dalla soggezione della città, subinfeudandola ad uno dei suoi cortigiani più cari. È sotto la guida dei Marchesi del Monte, chiamati dagli Sforza, che la città diventa un modello di società avanzata, in particolare con Guidubaldo, collaboratore di Galileo e compagno di studio di Torquato Tasso. Nel Palazzo che gli appartenne si trova un laboratorio che ripropone alcune esperienze da lui eseguite insieme a Galileo. Alla morte di Ranieri II il marchesato torna sotto il protettorato della Chiesa e la comunità chiede e ottiene di restare segregata da Pesaro, godendo di questo status per oltre un secolo e mezzo. Questo è il periodo che viene considerato di maggiore creatività e vitalità della storia del paese.