
Dietro le cortine del convento, il chiostro di Sant’Agostino (rifacimenti dal 1562) custodisce nelle sue 28 lunette affrescate il ciclo seicentesco di Giulio Cesare Begni (1640): episodi della vita del Santo, stemmi dei committenti e una pittura “teatrale” di matrice baroccesca, con prospettive volutamente scenografiche e tratti di non finito. Segnato dai danni del 1944 e da lunga incuria, il complesso è oggi in recupero: sul lato ovest e sud si leggono meglio le scene restaurate. Il porticato, con sottili colonne tuscaniche in arenaria, offre un’eleganza tardo-rinascimentale sobria e luminosa; bifore “neo-romaniche” illuminano l’antica sala capitolare con soffitto ligneo XV secolo.